N.E.R.D.s – Sintomi

Per essere una che ha più di venti post nelle bozze da pubblicare e che rimangono in questo limbo a volte da qualche mese, non ho idea da dove scaturisca questo bisogno di condividere ciò che ho visto poche ore fa al Teatro Filodrammatici di Milano. O forse sì, perché era da un po’ di tempo che non vedevo a teatro qualcosa di così interessante e nuovo (almeno per quello che quello che mi riguarda) e credo lo dimostri il ritrovarmi all’una di notte a scriverne sul blog.

Le cose belle vanno sempre condivise, no?

Ma arriviamo al dunque e lasciatemi parlare di N.E.R.D.s, uno spettacolo che, per una serie fortuita di eventi (in ordine cronologico: una giornata FAI che sì, fa parte dei meravigliosi post in bozze, un pregevolissimo coupon per vedere lo spettacolo con uno sconto e un’amica che torna dalle lande desolate al momento giusto) è riuscito ad intromettersi in uno dei periodi più incasinati della mia vita al grido di

“c’è una papera sulla locandina, come puoi non amarmi?”

E infatti. Giuro che l’amore poi non è dato solo dai soliti animaletti, ma c’è veramente della sostanza (anche se non capisco in caso cosa mai possiate avere contro le papere, ma ne discuteremo un’altra volta) e questa commedia dal cuore nero, come viene definita, fa sicuramente riflettere lasciando a volte una risata amara. Molto spesso infatti durante la rappresentazione mi sono interrogata sulle mie risate che scaturivano ovviamente da battute azzeccate, ma che contemporaneamente mi facevano sentire un po’ una brutta persona perché si tratta di temi importanti, di violenza, paure e frustrazioni e io ne stavo palesemente ridendo (e con me il resto della sala a dirla tutta).

nerds

“Sì, io ti ho sempre detto la verità”
“Anch’io ti ho sempre detto la verità”
“Ma la tua ha sempre fatto più male”
“Credo di avere un cancro”
“Come?”
“Hai capito”
“Non è un gran momento neanche per me”

Credo sia questo che renda un testo come N.E.R.D.s qualcosa di particolare e veramente degno di essere visto: il fatto che non solo faccia divertire chi partecipa, ma lo faccia anche riflettere su questi stessi temi che sembrano affrontati con apparente leggerezza, mettendo in discussione anche paradigmi che sembrano quasi intoccabili e ponendo domande (come quella qui sotto) che possono sembrare scomode.

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Il merito ovviamente va anche a tutti gli attori che, pur essendo solo quattro in scena, riescono a rendere credibili tutti i personaggi interpretati e non importa che la moglie di uno sia il fratello con una borsa da donna, tu spettatore riuscirai lo stesso a per capire come sia in realtà la camicetta di cui stanno parlando e avrai perfino l’esatta immagine in mente della spilla che la chiude, pur mancando ambedue in scena. Inoltre mi perdoneranno gli altri, ma Riccardo Buffonini è stato quello che forse mi ha entusiasmato di più come recitazione, presenza scenica, interpretazione o in qualsiasi modo vogliate chiamarla, in poche parole è quello che mi è stato più caro e mi ha trasmesso più degli altri.

Lo so, come al solito non vi ho raccontato la trama, ma fidatevi e comprate un biglietto per queste ultime repliche, avrete così l’occasione di poter entrare in un teatro molto raccolto e particolare, con dei piccoli dettagli (come ad esempio il pavimento) che vi conviene ammirare con attenzione prima di lasciarvi trascinare in questa storia di una famiglia strana, ma come lo sono tutte.

Le foto di scena sono prese dal sito e dalla pagina facebook del Teatro Filodrammatici

 

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