Una serata al planetario di Milano

planetario di milano

L’ultima cosa che ho fatto prima dei miei 30 anni è passare una serata al planetario di Milano. Devo ammettere che era un po’ che volevo andarci, ma non ho mai trovato l’occasione giusta e se solo potessi ora penso che ci vorrei passare almeno mezz’ora tutte le sere.

Il planetario in sé non è molto grande in realtà e sicuramente spesso le persone ci passano vicino senza quasi notarlo, forse anche per la vicinanza con il museo di scienze naturali che è indubbiamente più imponente. È stato progettato da Piero Portaluppi in stile neoclassico e la facciata ricalca un tempio greco (con il relativo colonnato). All’interno la sala è a pianta ottagonale e, ovviamente, il soffitto è a semisfera proprio per agevolare la proiezione della volta celeste, mentre siete seduti su queste poltroncine girevoli che sembrano arrivare direttamente dai primi del novecento e che ho amato moltissimo. Al centro c’è il gigantesco proiettore, che mi ha subito affascinato, è composto da oltre cinquanta lenti ed è quello che vi consentirà di godervi un’ora con lo sguardo all’insù. Sulle pareti è riprodotto lo skyline di Milano così come si vedeva dal planetario negli anni ’30, noterete subito l’assenza infatti della Torre Velasca (non preoccupatevi il Duomo c’è) e scoprirete che i punti cardinali nella sala sono stati leggermente ruotati per comodità.

planetario milano interno

Ma veniamo alle altre cose che ho scoperto durante questa magica ora grazie a delle spiegazioni adatte anche a persone neofite come me che magari si guardano anche Superquark o Ulisse qualche volta (e amano di amore vero la famiglia Angela, sia chiaro) ma hanno bisogno di esempi e di vedere le cose per capirle. A occhio nudo possiamo vedere ben 5 pianeti e molto probabilmente riusciremo a vedere Giove per primo, che è tra i più grandi e attorno a lui (con un po’ di fantasia) si può vedere la costellazione del Leone, quindi chiedete pure a Paolo Fox cosa voglia dire Giove in Leone perché gli astronomi non ne sapevano molto, bisogna ammetterlo. Si passa poi alle stelle che possiamo riconoscere più facilmente, come la stella polare e di conseguenza l’orsa maggiore e l’orsa minore con rispettivamente il grande e il piccolo carro (lo sapevate che il grande carro negli USA lo chiamano il grande mestolo? In Francia è casserole perché non si può essere da meno) anche se devo confessarvi che senza l’aiuto del magico astronomo penso che non le riconoscerò così facilmente.
Non vedo l’ora che arrivi giugno per andare a scoprire il cielo nuovo e scoprire se anche il mese prossimo bisognerà chiedere l’aiuto di Paolo Fox per i pianeti in posizioni strane.

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