Gabriele Lavia, Sogno di un uomo ridicolo

Sono sempre contenta quando vado a teatro, so già che ne uscirò più ricca a livello emotivo e ripenserò a dettagli  che mi han colpito (spesso mi perdo nella scenografia, adoro i meccanismi usati da Luca Ronconi) perché succede sempre e soprattutto sbircerò i commenti degli altri all’uscita.

Questa volta tutto questo è successo al Teatro Franco Parenti, era la prima volta che andavo a vedere uno spettacolo là e so che forse è banale, ma sembra un teatro con tutti gli stilemi classici: le poltroncine rosse, i lampadari con le luci calde che penzolano dal soffitto, gli scalini di legno, il sipario rosso. Insomma, c’è tutto quello a cui uno può pensare quando s’immagina una platea.

Ma torniamo a noi, lo spettacolo non si preannunciava esattamente come uno dei testi più facili da seguire essendo un racconto di Dostoevskij, ma l’occasione di vedere Gabriele Lavia a teatro (per giunta con una data unica) era da non perdere. Ovviamente l’amore per Lavia deriva da madre che, da vera appassionata di teatro, a volte si perde nei racconti del suo amato teatro a cinquemila lire con i grandi interpreti (come li definisce lei) e con gli attori charmant che calcavano il palcoscenico e ti facevano sentire a casa.

Finalmente ho capito davvero cosa cercasse di trasmettermi con i sui aneddoti: Gabriele Lavia è veramente eccezionale, è incredibile come riesca passare dal racconto di fatti personali e da un’introduzione sugli uomini del sottosuolo, al suo ruolo in scena (è questione veramente di pochissimi secondi). Credo di un avere mai visto una persona così magnetica e naturale in scena al tempo stesso. La scenografia composta da una sedia nera ed il palcoscenico spoglio con solo la parete di fondo nera, sicuramente hanno aiutato la concentrazione, ma posso assicurarvi che non ho mai staccato gli occhi da lui neanche quando la signora seduta accanto a me ha starnutito. Il tutto è durato poco più di un’ora, ma avrei voluto che continuasse tutta la sera, avrei potuto ascoltare quella voce (di cui mi sono innamorata) per altre tre ore tranquillamente.

La foto di Gabriele Lavia è presa dalla pagina facebook del Teatro Franco Parenti

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